Ecriture

L’écriture incisive,
Son pouvoir de me mener,
Vers l’autre dimension.

Pourtant, Je vais vous dire ceci : l’écriture est transcription de ce qui frappe jusqu’au cœur et le cœur est un livre éveillé dont les mots précèdent la forme. Les branches se sont agitées et j’ai tremblé avec elles. J’étais ces bruissements au son vert et lumière. Dieu a semé les sons et l’essence et l’homme s’émerveille. Faut-il accepter de ne plus manger ni de boire pour que cet espace apparaisse ? Si l’autre dimension n’existait pas, nul ne trouverait le passage pour y accéder, et nul n’en parlerait.

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11 réflexions sur “Ecriture

      • Cara amica, anzi, cara storia d’amore, scoppia il mondo e noi ridiamo perché scoppia di felicità. Anche questa « Bambina chiara » l’ho scritta nel 2000 perché il sogno di Musqat (Oman) era già in corso. Non la considero una poesia ma ricordi di quel sogno di giovane donna con veli che qui chiamo bambina.

        Bambina chiara
        Sul molo lucente
        La roccia infrange
        Il pensiero
        E l’onda ritorna
        Alle paterne sedi
        Del mistero della vita
        Eppure è bello
        Vedere il mare
        Consapevole
        Disperazione
        Del tempo finito nell’onda
        Veggenza di eterno mare
        Speranza
        Nel suo aureo viso voluto dal sole
        Sorriso
        Di chi lancia un ramo nell’acqua per vedere la forza di gravità
        Perché proprio lì e non qui tutto attira a sé?
        Così la bambina attira a sé la mano di un altro e sei già donna
        ***
        E per procedere con te:
        Chi siamo noi? Siamo stelle.
        Sei sicuro?
        Sì.
        Perché credo in un incontro di anime?
        Perché non potrai mai dimenticarlo.
        So che le cose stanno accadendo.
        Su piani sottili sfuggono.
        Anch’io ti vedo meglio di allora
        Che bianca ti confondevo col cielo e sparivi.

        Grazie Bèatrice!

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      • Caro Nereo,
        Ciò che viviamo in questo mondo è una Visione.
        Tutto è linguaggio e segni per chi sa ascoltare e vedere.
        Diceva il mio Maestro: le anime si incontrano e si ritrovano.
        Se inizio a scrivere, è infinito.
        Così unisco ciò nel grande Silenzio interiore, quello che tutto concentra e diventa essenza.
        Mi riconosco nella tua visione.
        Ho sempre indossato un velo bianco.
        Questa è pura visione.
        Ne parleremo ancora…
        Siamo sullo stesso cammino spirituale.

        Mia Reverenza, amico mio.

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  1. Un bel libro della bellissima scrittrice russa Nina Berberova sulla vita del poeta Alexander Blok, ricorda che tra gli studiosi di Solov’ev, che « volevano accendere in Russia un movimento spirituale » c’erano anche gli esponenti del « circolo degli Argonauti » (o del « simbolismo »): tra questi, oltre appunto a Blok, Andrej Belyj (Boris Bugaev) e Vjaceslav Ivanov. Verso il 1898, – ricorda infatti la Berberova – « Blok scopre la poesia di Vladimir Solov’ev, una poesia sgorgata tutta quanta dall’Eterno femminino (…) I versi di Solov’ev cantavano profetici in lui: Sappiate che qui, disceso sulla terra, / È l’eterno femminino dal corpo incorruttibile. Azzurra e dorata, Lei appariva nei versi di entrambi i poeti. È solo dopo la morte di Solov’ev, nel luglio 1900, che prende in Blok i tratti di Sofia, della Sapienza eternamente giovane (…) La ragazza, la principessa delle favole, la Sapienza, diventa a poco a poco l’Anima universale, la Donna avvolta nel sole” (N.Berberova: Un figlio degli anni terribili. Vita di Aleksandr Blok – Guanda, Parma 2004, pp.28 e 30). Queste cose sono presenti, come verità, in Goethe: « Ciò che trapassa / Non è che un simbolo; / L’irraggiungibile / si compie qua; / Ciò ch’è ineffabile / Qui divien atto; / Femmineo eterno / Qui ci trarrà” (W.Goethe – Faust – Einaudi, Torino 1967, p.337). Perciò Solov’ev domandava: « Fratello amato, non vedi tu / Che tutto ciò che è a noi visibile / Non è che un riflesso, un’ombra / Di ciò che i nostri occhi non vedono? ».
    E tu, cara Beatrice, che riconosci ciò che permane nel mondo perituro, l’eterno nel temporaneo, l’occulto in ciò che è visibile, sei quanto resta ancora dei simbolisti della generazione più giovane perché vedi tutto ciò come intento essenziale dell’arte o forse non lo vedi neanche, perché lo sei. Ecco, credo, il motivo per cui noi siamo pronti a morire: sappiamo con certezza (non tanto della fede quanto della primordiale tradizione sempreverde oggi consapevole) che la morte non è che una nuova vita. Ci siamo ritrovati. Questo vale anche per tutti coloro che ti stimano qui o altrove. *** Ti comunico che, per manutenzione del computer che necessita di memoria, in questi giorni probabilmente non sarò in rete. Un caro saluto nel vento di primavera!

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